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L’acqua potabile nella rete distributiva.

Le autorità competenti, per scongiurare il rischio di epidemie idrodiffuse o mediocri caratteristiche organolettiche, hanno scelto di sottoporre l’acqua di rete ai processi di clorazione, con la conseguenza che il gusto e l’odore risultano spesso sgradevoli, senza dimenticare la formazione di sottoprodotti della disinfezione.

La legislazione italiana definisce la responsabilità dell’Ente erogatore fino al contatore generale, pertanto, lo stesso è escluso da ogni responsabilità se l’acqua erogata fino alle singole utenze non rispetta i limiti parametrici; incombenza a carico dell’amministratore condominiale, del direttore di un albergo, del responsabile sanitario di una casa di cura, ecc.

Il circuito idrico di distribuzione e le eventuali vasche di accumulo sono elementi di criticità se non sono sottoposti a periodiche sanificazioni, almeno con cadenza semestrale.

Altro fenomeno non trascurabile è l’assenza di qualsiasi tipologia di trattamento dell’acqua per evitare l’accumulo nelle tubazioni e negli elettrodomestici di sedimenti, ruggine e calcare, che favoriscono lo sviluppo di carica batterica e nello stesso tempo rilasciano materiale in sospensione.

Le tubazioni plastiche di recente tecnologia, come il PE-X, seppure non favoriscono l’accumulo al loro interno di ruggine e calcare, permettono invece l’adesione e lo sviluppo di tante forme batteriche, testimoniato dall’accumulo di biofilm sulle pareti stesse.

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